Cristina Campo: la poetessa dell’inesprimibile… oggi è il suo compleanno!
Cristina Campo, pseudonimo di Vittoria Maria Angelica Marcella Cristina Guerrini, nacque a Bologna il 29 aprile 1923, figlia unica del compositore Guido Guerrini e di Emilia Putti, appartenente a una famiglia di spicco della borghesia bolognese. La sua vita, segnata fin dall’infanzia da una grave malformazione cardiaca, fu caratterizzata da isolamento, autodidattismo e una precoce inclinazione alla letteratura e alla spiritualità.
Cristina Campo: un’esistenza appartata e rigorosa
A causa della salute fragile, Cristina Campo non poté seguire regolari studi scolastici e trascorse gran parte della giovinezza tra Bologna, Parma e Firenze, città quest’ultima che fu determinante per la sua formazione culturale. Qui, immersa nell’ambiente intellettuale fiorentino, strinse amicizie fondamentali, tra cui quella con il germanista Leone Traverso e conobbe personalità come Mario Luzi e Gianfranco Draghi. Campo visse sempre ai margini dei circoli letterari, rifuggendo il protagonismo e scegliendo spesso di firmare i suoi scritti con pseudonimi diversi, tra cui quello definitivo di Cristina Campo adottato intorno ai trent’anni.
La scrittura come ricerca di perfezione.
Cristina Campo pubblicò poco in vita, ma ogni sua opera si caratterizza per una tensione estrema verso la perfezione stilistica e la profondità del significato. Il suo primo libro, Passo d’addio (1956), raccoglie undici poesie e rappresenta l’unica raccolta poetica pubblicata mentre era in vita. La sua produzione comprende raffinati saggi, poesie e soprattutto traduzioni, attività che la vide impegnata su autori come Katherine Mansfield, Virginia Woolf, John Donne, William Carlos Williams, Hugo von Hofmannsthal e Simone Weil, quest’ultima figura centrale nella sua formazione spirituale e intellettuale.
L’ascetismo letterario e la figura degli “imperdonabili”

Cristina Campo fu definita da Guido Ceronetti “tessitrice d’inesprimibile” e da sé stessa “una che ha scritto poco e avrebbe voluto scrivere ancora meno”. Il suo stile, rigoroso e rarefatto, rifletteva una visione ascetica della scrittura: Campo amava gli autori che chiamava “imperdonabili”, cioè coloro che perseguono la perfezione e la bellezza a costo di rimanere incompresi o isolati. Questo ideale traspare in raccolte come Gli imperdonabili e La tigre assenza, pubblicate postume e oggi considerate tra le vette della letteratura italiana del Novecento.
L’eredità e la riscoperta
Cristina Campo morì a Roma il 10 gennaio 1977, a soli 53 anni, a causa di una crisi cardiaca. Ignorata dalla critica durante la sua vita, la sua opera è stata rivalutata e riscoperta soprattutto a partire dagli anni Ottanta grazie all’editrice Adelphi, che ha raccolto e pubblicato i suoi scritti principali. Oggi Campo è riconosciuta come una delle voci poetiche più alte, originali e misteriose del Novecento italiano: la sua scrittura, intrisa di spiritualità e tensione verso il bello e il vero, continua a esercitare fascino e ispirazione sulle nuove generazioni di lettori e scrittori.
“Ha scritto poco, e le piacerebbe aver scritto meno”.
Cristina Campo si conferma una figura imprescindibile della letteratura italiana, simbolo di un’inesauribile ricerca di perfezione e di una fedeltà assoluta alla propria vocazione poetica.
Link utili e fonti:
https://quantsmagazine.com/2024/03/cristina-campo-limperdonabile/
https://www.doppiozero.com/cristina-campo-una-vita-sotto-falso-nome
https://www.avvenire.it/agora/pagine/la-pianta-di-campo-nata-su-simone-weil
https://www.enciclopediadelledonne.it/edd.nsf/biografie/cristina-campo