Nel commentare la pubblicazione di Straniera di Sergej Dovlatov negli Stati Uniti, il grande scrittore della follia americana Kurt Vonnegut si felicitava per il miscuglio di cultura mentalità costumi e lingua scoperto e fermato sulla carta dall’opera di Dovlatov: ne aspettava anche gli importanti sviluppi, bloccati poi dalla scomparsa prematura dello scrittore russo.

Ma di questo miscuglio – che è poi il frutto dell’innervarsi improvviso, a partire dagli anni Settanta, di fuoriusciti ebrei-sovietici (non necessariamente dissidenti, non necessariamente disperati, non necessariamente in cerca di fortuna e di occasioni), nel ventre della città di New York, a formare un paesaggio umano parzialmente autonomo e impermeabile lungo la Centottava Strada – un miscuglio che, almeno dalle pagine di Dovlatov, sembra nato per la letteratura, il lungo racconto Straniera è un bozzetto compiuto. Intorno alla casuale e libertaria vicenda di Marusja Tartarova (figlia di due papaveri della nomenklatura, emigrata per capriccio, abituata al privilegio, da tutti corteggiata, compagna di un innamorato e tempestoso ispanico) si inseguono i «giorni perduti» allegramente dei russi ebrei americani di più recente acquisto: schegge di una storia diversa in caduta libera nel pianeta del mercato e dell’efficienza.

La storia – come Dovlatov cita l’inglese Walpole è commedia per chi è intelligente, tragedia per chi ha dei sentimenti. Straniera è uno sguardo dalla parte dell’intelligenza su una delle strane vicende della storia.

Una cosa è certa, la prossima volta che andrete a New York, non potrete fare a meno di fare un passaggio nella 108 street di Forrest Hill, all’incrocio con la 64esima. Noterete le insegne dei negozi in doppia lingua inglese e russo, a volte anche ebraico. Noterete i palazzi di mattoni rossi, il centro commerciale a metà strada della via e sembrerà che il tempo non sia passato. Per conoscere id più questo interessantissimo scrittore vi consiglio di vedere il fil Dovlatov, abbastanza recente, pluripremiato e piacevolissimo.

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