L'istante largo di Sara Fruner
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Bandella

«Ho avuto tre madri e non ne ricordo nemmeno una». Macondo, quindici anni, quoziente intellettivo da capogiro, lettore vorace con il mito di Sherlock Holmes e Martin Mystère, una passione inconfessata per la Bea, vuole scoprire che cosa c’è davvero nel suo passato.
È una zona buia troppo grande per ignorarla, ma l’amatissima nonna, l’anticonformista artista cilena Rocio Sánchez, che pur conosce ogni verità, è determinata a rivelargliela solo dopo il traguardo dei diciotto anni: nel frattempo custodisce ciò che c’è da custodire dentro una scatola inaccessibile, lassù, sull’ultimo scaffale del suo studio.
Animo da detective, e scatola fuori portata, Macondo comincia un’indagine personale, raccogliendo indizi e aneddoti che carpisce dalla tribù di amici di Rocío spesso radunati a casa loro, e dai foglietti che la nonna gli scrive strappandoli da un blocchetto che porta sempre appeso al collo: un intervento alla gola le ha portato via la voce e lei rimedia così, matita alla mano.
Macondo scoprirà presto di portare inscritto nel nome ben più del senso di solitudine
ispirato dal paese inventato da Gabriel García
Márquez: nel suo nome è racchiusa tutta la sua storia. La sua ricerca d’identità diventa allora un cammino sia verso se stesso, sia verso chi lo ha amato, un percorso che lo conduce fino all’Istante largo, soggetto di un quadro della nonna, ma soprattutto epifania di un momento che apre le porte della consapevolezza: la famiglia non è necessariamente una struttura costruita a priori, ma può assumere le forme più diverse, spuntare in situazioni in cui i legami di sangue non ricoprono alcun ruolo, diventare uno spazio immenso per chi ama.
Con una scrittura limpida e poetica, Sara
Fruner ci offre una riflessione insieme intensa e lieve sull’imprevedibilità dei legami che ci forgiano. E se gli amori sono rimasti incompiuti, se sono terminati troppo presto, ogni legame spezzato del nostro passato può avere una seconda, inattesa chance, che ci sorprende.

Incipit

“Il mio passato sta dentro una scatola.
La nonna la tiene nello studio, in alto.
La parete a sinistra è coperta di scaffali. A destra i mattoni hanno lasciato il posto a una vetrata. Gli scaffali ospitano cose belle e strane, o solo strane. Edera dalle foglie blu, bottiglie coi colli storti. Tubetti schiacciati, vasi di cetrioli coi pennelli al posto dei cetrioli.
La scatola sta sull’ultimo scaffale, in cima. Né io né la nonna ci arriviamo. Lei è alta sì e no come le portine sé-grete dei monasteri. Io spilungo niente male, eppure non basta. La scaletta col ripiano coperto dai giornali potrebbe essere una soluzione, ma non mi lascio tentare. Se la spo-sto, tolgo i giornali e ci salgo sopra, la nonna se ne accorge.
La nonna si accorge di tutto.
Ouando una mosca entra in camera, e noi siamo in cu-cina. Quando ho la testa piena di pensieri e faccio finta di niente.
La scatola quando compi diciotto anni, così mi ha scritto. Altri cinque anni di attesa. Quando chiedo se possiamo anticipare, sfoggiando il sorriso da dritto che le piace tanto, mi guarda con gli occhi seri. Sa che so la risposta, e sta li con gli occhi seri. Un po’ tristi…”

Sara Fruner

Sara Fruner è nata a Riva del Garda, si laurea in inglese a Ca’ Foscari, e si specializza in traduzione letteraria dall’inglese all’Istituto
Superiore Interpreti e Traduttori di Milano e a Ca’ Foscari. Per alcuni anni lavora nell’editoria, occupandosi di letteratura postcoloniale e traducendo autori quali
Dionne Brand, Monique Truong, Sello Duiker, Don Mckay. Dal 2017 abita a New York, dove è docente di italiano presso la New York University e il Fashion Institute of Technology.
Con la scrittura, ama frequentare cinema, arte, letteratura, e i suoi articoli sono apparsi su «La Voce di New York»,
«CinematoGraphie», «Magazzino 23», «Brick».
Collabora come traduttrice e performer con la Magazzino Italian Art Foundation e il Center for Italian Modern Art.
È Professional Member della Authors
Guild e delle PEN America Women.
In poesia, pratica il bilinguismo: Bitter Bites from Sugar Hills, la sua prima raccolta in inglese, ha visto la luce nel 2018, Lucciole in palmo alla notte, la sua prima raccolta in italiano del 2019.

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