Di ritorno da un contrabbando di whiskey e di armi per i ribelli irlandesi, la nave Dedalo si trova nello Scirocco del basso Mediterraneo. Ma il comandante Robart Kee, marinaio dell’isola di Man, «cercava un vento diverso, aveva bisogno di scrollarsi il passato di dosso e partire di nuovo». Sono a bordo con lui due adolescenti «che non si tirano indietro» cui fa da padre e capitano, il figlio Bertram e il suo inseparabile compagno Corto Maltese.
Inseguono nuove avventure, altri ribelli la cui impresa aiutare, purché sia all’insegna della lealtà, a fianco della dignità e soprattutto verso la libertà.
Questo è il secondo romanzo con il giovane Corto Maltese, immaginato cioè in un tempo precedente le storie di Hugo Pratt. Comincia in Sicilia, per finire in Cambogia, e nella rotta tormentata incrocia i porti leggendari di tutti i mari: da Venezia all’isola prigione di Poulo Condor a sud della Cina, le acque del Mekong, Istanbul, le isole greche e dei mari del sud. Un vortice inquieto di azzardo, di sogni e desideri che attrae pescatori di spugne e mercanti-ricettatori levantini, trafficanti d’oppio e lord inglesi, re cambogiani e fanciulle prigioniere dei colonizzatori, ragazze dell’harem e guerrieri khmer, servizi segreti imperialisti e disertori.

Capita a Kee di dover contrabbandare per un caro amico una statua romana pescata al largo di Anticitera; ma il suo mediatore di Istanbul gli offre un giro più lucroso e seducente, in cui un affare di archeologia estremo orientale può mescolarsi a una lotta anti-colonialista.
Gran parte del fascino del mondo di Corto Maltese, che i libri di Marco Steiner colgono nel loro più autentico spirito, sta nel fatto che Corto è contemporaneo di tutti i miti esotici e le leggende nate nell’epoca magica della marineria europea; quella stessa che ispirava a Conrad le sue storie di mare e di costa. Trasformare in scrittura le immagini di quel mondo disegnate da Hugo Pratt, ha il merito di esaltare al massimo lo sfondo narrativo che fa da campo a quelle figure.

Incipit Oltremare


Dedico questa storia a Hugo Pratt perché mi ha insegnato a viaggiare con curiosità e leggerezza fra i libri, le mappe e le nuvole
oltre che per le strade e i mari del mondo.
Ed è tutto un altro viaggiare.

Mar Ionio, 25 agosto 1901
La costa della Sicilia era scomparsa da un pezzo. Restava solo una lunga pennellata grigia, vibrava nell’aria, sospesa come un miraggio, come un lontano ricordo.
Il vento era caldo, incostante. Raffiche pigre si alternavano a lunghi vuoti di piatta. Le vele si caricavano lente, poco convinte, e poi si afflosciavano, svuotate, deluse. Soffiava da ogni direzione, poi si nascondeva e alla fine lasciava il posto a un silenzio pesante. I marinai provavano a parlare fra loro, ma anche le parole non reggevano, cadevano nel vuoto del mare.
La festa di San Bartolomeo era distante: la polvere, il sole a picco, le pietre calde dei palazzi dorati di Scicli, la folla sudata che si accalcava a seguire i Mascheroni;
Pozzallo e la torre squadrata, i carretti dalle grandi ruote, la masseria incastrata fra le rocce e gli uomini vestiti di nero. Sembrava che ogni cosa si muovesse dietro alla finestra appannata di una cucina fumosa.
Il comandante Kee cercava un vento diverso, aveva bisogno di scrollarsi il passato di dosso e partire di
nuovo.

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