Bandella di Lions di Bonnie Nazdam
A metà fra ghost story e resoconto realistico di un amore, Lions è ambientato nell’omonima cittadina degli altopiani del Colorado, un luogo ormai quasi del tutto disabitato e ammantato di leggenda. Concepita per diventare una gloriosa città nell’Ovest in via di sviluppo, Lions non è riuscita a trasformarsi nella realtà sognata dai suoi fondatori. I cittadini conducono vite semplici tormentate dai fantasmi e, quando un misterioso viandante giunge in città, la sua sinistra presenza spinge molti ad andarsene definitivamente.
Fra i pochi abitanti rimasti ci sono Leigh e Gordon, due diciassettenni che sognano di andare al college. Gordon, tuttavia, perde il padre all’improvviso e non riesce a liberarsi del dolore e del senso di responsabilità verso l’insolita eredità ricevuta dal genitore. Si trova quindi a dover scegliere se partire o trattenersi a Lions per rilevare la gestione dell’officina di famiglia, rinunciando così alle proprie aspirazioni.
Lions è un romanzo vivido, immaginifico, che racconta cosa vuol dire sopravvivere e danzare col vuoto, comprendere che spesso amare significa convivere con i fantasmi del passato, e restare dove tutto sembra perduto perché dentro di noi sentiamo che c’è ancora qualcosa da salvare.
Incipit Lions di Bonnie Nazdam
Se avete mai amato davvero qualcuno, saprete che c’è un fantasma in ogni cosa. Visto la prima volta, lo vedete ovunque.
Vi osserva dall’immobilità di una sedia. Dal vecchio trattore
Massey-Harris del ’52, rosso lucido un tempo e diventato ormai rosa, rugginoso, con i fari rotti. Cieco.
Immaginate gli altopiani in tarda primavera. Verdi distese ondeggianti di grano duro sul terreno piatto, sterminato. Lo zuccherificio abbandonato, con le sue migliaia di mattoni rossi circondate da una recinzione in cui si impigliano i rotolacam-po. Più giù, lungo la statale, la luna che sorge come un uovo da dietro il silo vuoto, arrugginito lungo le saldature. A nord e ovest, la città scarsamente popolata. I rettangoli dorati di qualche finestra illuminata che galleggiano sulla pianura.
L’avevano chiamata Lions, un nome figlio di un’inventiva sfrenata e di irragionevoli speranze. Ma erano rimasti delusi.
Di leoni non se ne erano mai visti. Anche ora c’è solo questa terra, una cotenna di polvere ed erba lucente. Il vento la sferza senza sosta, soffia sull’artemisia e sugli edifici deserti e sulle case segnate dal tempo, svuotando quelle che non sono già sgombre. Piatta come lo scantinato dell’inferno e vuota come il cielo sconfinato che la sovrasta. L’orizzonte descrive una curva netta, sottile, come tornita da un artigiano esperto.
Nulla resta nascosto.
Eppure..
Bonnie Nazdam

Bonnie Nadzam è nata a Cleveland, in Ohio.
I suoi scritti sono apparsi su numerose e importanti riviste statunitensi. Lamb le è valso il Flaherty-Dunnan Prize per il miglior romanzo di esordio del 2011 e ha ispirato l’omonimo film uscito nel 2016; Amore e an-tropocene, saggio scritto con Dale Jamieson, è uscito in Italia per Stampa Alternativa.
Nadzam ha insegnato per due anni scrittura creativa al Colorado College e Lions è il suo
secondo romanzo.
Acquista in libreria Altri link utili Una bella intervista (in inglese) la trovate qui
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