“Anderson è stato il più bravo a giocare con le parole come fossero pietre, o pezzi di roba da mangiare.” Charles Bukowski

Il Mid-West agli inizi del ‘900.

Una cittadina del Mid-West raccontata attraverso le storie di alcuni suoi abitanti. Le loro doppie vite normalissime e nevroticissime, sono diventate un modello descrittivo degli Stati Uniti che ha avuto infinite applicazioni nella letteratura e nel cinema.

Faulkner ha detto: “Sherwood è stato il padre di tutti i miei libri.” ma la stessa cosa avrebbero potuto dirla molti altri, perché lo scrittore dell’Ohio con i suoi romanzi degli anni Dieci e Venti, e soprattutto con questo libro del 1919 ha inventato la letteratura nordamericana moderna.

“I personaggi di un libro come “Winesburg, Ohio“, una volta trovati, ti accompagnano come un coro di voci. Ti parlano del loro luogo d’origine, come i viaggiatori che capita di incontrare in treno ti parlano del loro paese, ma bisogna avere anche la fortuna di imbattersi in qualcuno che te la sappia raccontare bene quella storia. Nello stile di Sherwood Anderson c’è la grande letteratura americana, c’è tutto quello che si ama del mestiere di scrivere. Conciso, neutrale agli eventi, sa come fare arrivare le luci e le ombre delle case, l’odore dei campi, il fieno tagliato, il profumo di pioggia, dell’erba da raccogliere. Le radici nella terra all’alba della modernità. Il suo stile maestro si concentra in quest’opera su uno dei soggetti che personalmente amo di più. La storia di un paese, di una comunità. È un argomento in cui è facile trovare del proprio, pure nel lontano fascino dell’America preindustriale, dove i più anziani ancora raccontano della guerra civile. E anzi un’America che viene da sentire più vicina, perché parte di tutte le civiltà contadine nel momento del passaggio che le estingue.” (dalla prefazione di Vinicio Capossela)

Edizione Einaudi, traduzione di Giuseppe Trevisani, prefazione i Vinicio Capossela.

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